Il 24 novembre 1991 è venuto a mancare, all'età di 45 anni, il frontman dei Queen, Freddie Mercury e ha lasciato un grandissimo vuoto nel mondo della musica.
Ancora oggi Freddie è un'icona per gli amanti della musica specialmente rock, io sono una sua ammiratrice dal 1992 per cui non starò qui a fare melense e fastidiose commemorazioni 27 anni dopo, vorrei piuttosto raccontare una bella storia nata da una canzone dei Queen, uscita a fine anni 70: somebody to love.
Indubbiamente, somebody to love è una canzone d'amore malinconica, la quale mette in risalto tutte le qualità vocali di Freddie Mercury il quale all'epoca aveva 25 anni circa, fu uno dei suoi primi grandi successi. La storia legata a questa canzone però, è accaduta quando Freddie ormai non c'era più.
L'omosessualità di George Michael non era cosa nota, a inizio anni 90, anche se con la canzone Careless Whisper probabilmente George aveva già fatto un implicito, precoce, coming out, pertanto non si conosceva il dramma che George, nel 1992, stava vivendo: il suo compagno Anselmo, italo-brasiliano, aveva appena scoperto di essere HIV positivo e la cosa ovviamente doveva essere nascosta per tutti, anche perché oltre allo stigma su HIV (presente ancora oggi) quando scoprivi di essere HIV+ dagli anni 80 ai 90, fino ai primi farmaci antivirali nel 1996, era una bomba a orologeria: ti mettevi là e aspettavi solo il momento di andartene.
Fatto sta che poco meno di un anno dopo, nel 1993, si presentò l'occasione per George, di fare qualcosa per il suo Anselmo, grazie alla musica: per raccogliere fondi per la ricerca anti-AIDS, un live tribute per Freddie Mercury in cui hanno partecipato, insieme ai Queen, anche tante altre celebrità tra cui David Bowie, e anche Lisa Stansfield.
In quel frangente George commosse il mondo, con una straordinaria interpretazione di "somebody to love" in cui traspariva immediatamente la grande passione che George ci mise nell'interpretarla. A priori, pensavo si trattasse solo di una versione più accorata perché George e Freddie erano presumibilmente amici e la sua scomparsa avesse scosso George particolarmente, ma a posteriori, avendo saputo questa storia del suo ex compagno -poi deceduto nel 1993-, ti rendi proprio conto che questo brano è stato cantato con tutta l'energia, l'anima, che George è stato capace di dare.
Da quando Freddie è venuto a mancare, parte dei proventi dei dischi venduti sono devoluti alla ricerca su HIV e AIDS, così come al cune iniziative di beneficenza, tra cui proprio quel Freddie Mercury tribute concert in cui si esibì George Michael. Ora la scienza ha fatto passi da gigante sulla lotta all'HIV, cronicizzando la patologia a chi ne è colpito, grazie a dei farmaci antivirali molto potenti, la cui somministrazione nel tempo si è fatta sempre più gestibile e compatibile con la vita quotidiana di ognuno, fino a rendere la quantità di virus "non rilevabile", permettendo a chi è HIV positivo in terapia da più di 6 mesi di abbassare (anche se non annullare) le probabilità di trasmetterlo, terapie che hanno letteralmente salvato la vita al mio compagno.
Mi piace pensare che parte di questi progressi, possa essere stata resa possibile anche dai contributi di noi ammiratori che abbiamo comprato i dischi dei Queen, e di chi ha avuto la fortuna di assistere al concerto di George Michael e tutti gli altri di beneficenza che sono stati fatti prima e dopo.
Ancora oggi Freddie è un'icona per gli amanti della musica specialmente rock, io sono una sua ammiratrice dal 1992 per cui non starò qui a fare melense e fastidiose commemorazioni 27 anni dopo, vorrei piuttosto raccontare una bella storia nata da una canzone dei Queen, uscita a fine anni 70: somebody to love.
Indubbiamente, somebody to love è una canzone d'amore malinconica, la quale mette in risalto tutte le qualità vocali di Freddie Mercury il quale all'epoca aveva 25 anni circa, fu uno dei suoi primi grandi successi. La storia legata a questa canzone però, è accaduta quando Freddie ormai non c'era più.
George Michael and Queen
L'omosessualità di George Michael non era cosa nota, a inizio anni 90, anche se con la canzone Careless Whisper probabilmente George aveva già fatto un implicito, precoce, coming out, pertanto non si conosceva il dramma che George, nel 1992, stava vivendo: il suo compagno Anselmo, italo-brasiliano, aveva appena scoperto di essere HIV positivo e la cosa ovviamente doveva essere nascosta per tutti, anche perché oltre allo stigma su HIV (presente ancora oggi) quando scoprivi di essere HIV+ dagli anni 80 ai 90, fino ai primi farmaci antivirali nel 1996, era una bomba a orologeria: ti mettevi là e aspettavi solo il momento di andartene.
Fatto sta che poco meno di un anno dopo, nel 1993, si presentò l'occasione per George, di fare qualcosa per il suo Anselmo, grazie alla musica: per raccogliere fondi per la ricerca anti-AIDS, un live tribute per Freddie Mercury in cui hanno partecipato, insieme ai Queen, anche tante altre celebrità tra cui David Bowie, e anche Lisa Stansfield.
In quel frangente George commosse il mondo, con una straordinaria interpretazione di "somebody to love" in cui traspariva immediatamente la grande passione che George ci mise nell'interpretarla. A priori, pensavo si trattasse solo di una versione più accorata perché George e Freddie erano presumibilmente amici e la sua scomparsa avesse scosso George particolarmente, ma a posteriori, avendo saputo questa storia del suo ex compagno -poi deceduto nel 1993-, ti rendi proprio conto che questo brano è stato cantato con tutta l'energia, l'anima, che George è stato capace di dare.
Freddie e Anselmo non sono morti inutilmente
Da quando Freddie è venuto a mancare, parte dei proventi dei dischi venduti sono devoluti alla ricerca su HIV e AIDS, così come al cune iniziative di beneficenza, tra cui proprio quel Freddie Mercury tribute concert in cui si esibì George Michael. Ora la scienza ha fatto passi da gigante sulla lotta all'HIV, cronicizzando la patologia a chi ne è colpito, grazie a dei farmaci antivirali molto potenti, la cui somministrazione nel tempo si è fatta sempre più gestibile e compatibile con la vita quotidiana di ognuno, fino a rendere la quantità di virus "non rilevabile", permettendo a chi è HIV positivo in terapia da più di 6 mesi di abbassare (anche se non annullare) le probabilità di trasmetterlo, terapie che hanno letteralmente salvato la vita al mio compagno.
Mi piace pensare che parte di questi progressi, possa essere stata resa possibile anche dai contributi di noi ammiratori che abbiamo comprato i dischi dei Queen, e di chi ha avuto la fortuna di assistere al concerto di George Michael e tutti gli altri di beneficenza che sono stati fatti prima e dopo.