David Bowie si fa sentire raramente di questi tempi, ma su una cosa non esistono dubbi: non è mai prevedibile. La canzone "Where are we now", ovvero, dove siamo adesso ha un testo tutt'altro che banale, come potrebbe sembrare ad un primo ascolto.
Non è la canzone di una persona che si è persa durante una passeggiata. Il luogo dove si è perso è "nella giungla" (Dschungel in tedesco) di Potsdamer Platz, piazza simbolo del muro di Berlino.
Had to get the trainFrom Potsdamer PlatzYou never knew thatThat I could do thatJust walking the deadSitting in the DschungelOn Nürnberger Straße .
La sua attenzione cade su di un uomo, un uomo perso nel tempo, un uomo già morto.
E come lui migliaia di persone attraversano quella piazza, senza una ragione, tutte persone già morte ("dead man walking" come dicono negli stati uniti per i condannati).
E quindi torna ossessiva la domanda: dove siamo? Ma perchè questa domanda? Dove siamo in che senso? Per capirlo, probabilmente, bisognerebbe avere la mia età. Quando cadeva il muro di Berlino l'umanità si arricchiva di grandi ideali, il nemico storico (la Russia, lo Stalinismo, la superpotenza straniera) cessavano di essere, e, come conseguenza, il mondo non avrebbe più dovuto concentrare le proprie energie a combattere e temere un nemico ormai inesistente, ma pensare solo a creare un futuro radioso per tutti gli uomini.
Poi, la felicità che ci si aspettava sarebbe caduta su tutti gli uomini come un miracolo, non è arrivata. Anzi, sembra che anche il tanto acclamato liberismo stia deludendo, che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo esista ancora, che le ingiustizie non siano cessate, e, paradossalmente, di guerre ce ne siano ancora di più.
Nel 1989 abbiamo cominciato un percorso, ma poi abbiamo abbandonato la strada maestra, e adesso ci stiamo domandando: dove siamo?